
"Ehi-là, agricolo! Cossa feto de bonòra? …Se te serchi petrolio…No ghe n'è! Xa ghe ga provà l'Agip! …Da ste parti, massimo-massimo, te poi snasàre el profumo del metàno!" e Piero, infradiciato e sporco dalla testa ai piedi, tanto da farmi venire un dubbio sulla sua identità, con un sorriso da luna piena, ricambia il saluto e di buona lena continua a darsi da fare attorno a dodici metri di tubo zincato. Avvita e svita come in un moto perpetuo le sezioni di tubo da un metro e mezzo. Apre e chiude l'acqua dell'acquedotto. Prende il tubo e, a due mani, giù colpi sul terreno. Tutt'intorno schizzi d'acqua e fango.
Piero è una maschera. Il tubo piano-piano affonda, metro dopo metro fino a sparire per tutti e dodici della sua lunghezza. Ora Piero tiene in mano solo la corda per il recupero della sonda. Di acqua, all'infuori di quella dell'acquedotto iniettata nel tubo perforatore, nemmeno una goccia!
Il mio amico e vicino di casa, meno che rassegnato, duro, tosto, e cocciuto, - na roccia - ogni sabato, ora pure la domenica mattina, - sarebbe il caso di dire: ogni santo giorno - tormenta il giardino di casa sua con una ingegnosa, quanto rudimentale sonda-perforatrice, immaginata e costruita in made-self: s'è messo in testa di scavare un pozzo, considerando che, la bolletta dell'acqua, sempre più salata, ha conseguenze nefaste sulla sua pressione.
Scavare un pozzo non è impresa da poco. Ve lo dice il sottoscritto che questa esperienza affascinante e misteriosa come l'amore, l'ha fatta in età giovanile. Il vicino però, più furbo, più intelligente lui, vuole risparmiarsi quell'immane fatica. Soprattutto, diciamolo: gli manca "il giovanil vigore"! …Dà a intendere che è per via della moglie, il cui aiuto, con il metodo da me suggerito, sarebbe indispensabile. Le vuole risparmiare un sicuro mal di schiena. …E questo, sarebbe anche carino da parte sua!
"Piero", gli ho detto:

"In primis"…No! Credo di averglielo detto in italiano, forse in dialetto:
"Par primo: fate portare quattro tombìni in cemento da on metro par on metro.
Par secondo: te scavi na bea busa, e te ghe fichi dentro el primo tombìn e de sora te ghe meti subito el secondo.
Terso: te ciapi tre pai, tei lighi in sima a mo de tenda indiana e te ghe tachi na carucola, na corda e na secia.
Quarto: ti prendi una pala e cominci a scavare dentro a quell'abbozzo di pozzo.
Quinto: sopra ci vuole chi ti svuota il secchio e manovri la carrucola. …te avverto: mi go xa mal de schiena!
Sesto: tu vedrai i tubi scendere, scendere e scendere…
Settimo: su, il terzo tubo! …E continui a scavare, …e loro a scendere, …scendere.
Ottavo: su, il quarto!
Nono: tu scavi e quelli scendono, e più scavi e più scendono…
Decimo: ostrega, fermateeeee! No te ghe pi tombìniiii! …El posso xe finìo!"

Fin che gli spiego il mio decalogo per un pozzo a regola d'arte, Piero ha già nella mente la visione del suo. Già lo vede con la sua bella carrucola piazzata e con una pompa di quelle antiche, azionate a mano, piazzata a fianco che aspira bella acqua limpida… Gli do uno strattone alla camicia e gli dico:
"Ehi! Me scòltito? A te me pari incantà! Cossa gheto visto la Belluci nuda!? …Capito il sistema? …E, se te me scolti, te tocarà cambiar nome! Anca ti, te te ciamarè contento! …Ah, dimenticavo. Se non vuoi morire annegato, premunisciti di un piccolo sommergibile, non occorre sia il Nautilus, basterà una piccola pompa per quando troverai l'acqua. Vedrai che facile!" Pare mi sia stato a sentire, poi invece, dà una scrollata di spalle e continua imperterrito a modo suo. Sto per andarmene deluso, incartandomi il mio bel suggerimento quando:
"Mario, varda quanta sabia! Pensa che so xa a dòdese metri. Dito che ghe sia aqua? Pènsate che a momenti me scampava el tubo!"

"Fermate!" ghe rispondo, tornando sui me passi, "se'l tubo scampa ìa e no te vedi pi aqua de ritorno, significa ca ghe semo! - (vista l'importansa del me appoggio morale,…qua casso, ghe sta ben el plurale) - Siamo sul punto giusto! Dobbiamo soltanto sistemare la pompa ed aspirare, par far càmara soto!" Guardo la faccia di Piero, sembra soddisfatta. E' indaffarato ad adattare la pompa all'estremità del tubo zincato che spunta di pochi centimetri dal terreno.

L'aiuto, per quel che posso. O meglio, lo sto a guardare, per via dell'appoggio morale. Poi, comincia a pompare con grande fatica ma acqua, esaurita quella del tubo, zero!
Gli torna lo scoraggiamento. Stacca la pompa. Cerca di recuperare il tubo. Niente. Riprova e l'aiuto. Ancora niente, fatica inutile. Il tubo sembra cementato nel terreno. Suona mezzogiorno. Gli dico:
"E desso? Par cavarlo ghe voe on martineto de quei par camion!"
Mi risponde:

"Eò cavo sì! Intanto ndemo a magnàr, che qualche idea de sicuro me vegnarà. Maledeto!"
Questa solfa, in do minore, è continuata per tutta l'estate scorsa. La musica è stata sempre la stessa, cambiava soltanto di posto. Il giardino di Piero era diventato una gruviera.
L'altro vicino, Beniamino appunto dice che i nostri giardini, già per altre vecchie esperienze, sono peggio che la Palestina, e che quello di Piero sta sempre più assomigliando ad un Libano in guerra! Terra tormenta la nostra! Tormento dappertutto, tanto che fiori, erba e piante, solo al nostro apparire cambiano colore. La fotosintesi clorofilliana va in blocco!

All'improvviso, il mese scorso, nel giardino di Piero cessano le sabbatiche e domenicali terebrazioni. Vedo l'amico assorto girare in giardino, come disperato. Neanche più sorride alle mie frecciate. Eppure la luna è quella giusta!
Va su e giù fissando in un punto preciso. Poi si è ferma a parlare con Miglietta, sua moglie, che, seduta in disparte lo guarda perplessa. Lui, torna a fissare un punto. Medita. Pensa. Calcola. Visto che non mi da retta, mi metto a raccogliere con la paletta i soliti cacchini, per la verità vere cacche. Cani maledetti, ma chi vi da tanto da mangiare! A un certo punto sento:
"Seto Mario, go cambià idea. Se vojo el posso, qua xe mejo che me ne fassa uno vero, coi tubi in cemento!" E' lui, Piero. Mi sta guardando, anzi, parlando! Alquanto deluso ma, sorridente, mi dice:
"Mario, a vorìa seguire el to consilio!"
"Ma sì Piero! Varda che eà xe na monàda! La fadiga pi granda la farà to mojere pòara dona!
Te go xa dito: quatro tombìni da on metro, tre travi, na carucola e na secia. Te vedarè che posso! Te ghe poi mètare zo, no una, ma diese pompe!"
"Dìsito Mario! …E, quanto che vojarà a scavarlo?"
"Secondo mi varda, in do dì, massimo tre, te ghe aqua che te basta!"
"Dai, staòlta te scolto! …E se no sarà tre dì, sarà on mese, ma vojo on posso vero!"
Il giorno dopo, tornato dal lavoro, non mi vedo mica in giardino di Piero quattro tubi in cemento, belli panciuti e grossi, che solo a guardarli avresti detto:

"Ma che gli è saltato in mente? Sono enormi! E chi glielo scava ora il pozzo?" quasi mi sentivo in colpa per il suggerimento. Invece, il martedì successivo di ritorno dal lavoro, buttando l'occhio sul giardino di Piero, già mi vedo il primo tombino completamente interrato, e lui che armeggiava attorno al secondo per spingerlo sopra il primo. Provo compassione. Subito chiamo Beniamino, l'altro vicino, e siamo corsi ad aiutarlo.
Tutti e tre assieme, messa in pratica la prima ed elementare nozione di ingegneria, la leva di Archimede, con qualche manovra che, chissà come ci è venuta in mente, siamo riusciti a posare de sora del primo, anca el secondo tombìn, e perfettamente in asse: il pozzo di Piero era bello che abbozzato!
Volete proprio saperlo? Oggi, 29 ottobre 2005, i tombini uno sopra l'altro e perfettamente in asse sono tre e, se non pioverà come la settimana scorsa, il pozzo di Piero sarà presto finito e funzionante. Sarà un vero pozzo, come quello di mio nonno, che dentro ci trovava di quei bigàti, che a far rosti, sarebbero sembrati anguille!
Ora resto in fiduciosa attesa della Primavera e dell'Estate, sicuro che l'orto dell'amico darà così tanti e copiosi frutti da vedersi costretto a dividerli con i vicini, voglio dire, con quelli che, come me, mai gli hanno fatto mancare un consiglio e il loro disinteressato "appoggio morale". Non mi si venga a dire che è poco. Vorrei vedere voi, regalare tanti e così preziosi consigli!
Mario Berto